Krakevisa

Racconto

C'era un vecchio in mezzo al bosco, camminava lento sulla neve alla ricerca di legna per il camino. Già dalla bella stagione in poi, non era più stato in grado di tagliare gli alberi e spaccare la legna per l'inverno: con l'avanzare dell'età i malanni peggiorarono di giorno in giorno e non gli concessero più di adempiere a questo compito fondamentale. Il paese era lontano e non aveva un'auto, perché non ci sarebbero comunque state strade da percorrere. I sentieri su cui camminare erano ormai coperti da neve abbondante e compatta, i pochi rami spezzati che trovava a terra, e che riusciva a portare nella sua casa di legna marcescente, bastavano a scaldarlo per poco più di un'ora, sempre che il fuoco non si spegnesse perché la legna era troppo umida: ogni mattina avrebbe potuto non svegliarsi più. Viveva solo, in quel minuscolo capanno di una sola stanza in mezzo al bosco, da quando anche sua sorella maggiore morì di stenti, praticamente ancora bambina. I ricordi che aveva di lei, cari come un album di fotografie, erano per lo più riferiti alla loro infanzia, ai giochi nel bosco, delle passeggiate a raccogliere lamponi, castagne e funghi e poi di filato a casa per la merenda che la mamma, ancora in vita, preparava con amore cantando sempre la solita canzone del "corvo e il contadino", la cui storia era: - Un contadino va nel bosco a tagliare la legna, quando vede un corvo così grosso che si spaventa e corre a casa. La moglie gli chiede conto della legna che doveva prendere, ma lui può solo dire di aver trovato un corvo che lo ha impaurito a morte... - Quando, un brutto giorno, la mamma raggiunse il papà in cielo, la sorella maggiore si occupò del fratello per quanto potesse: erano ancora piccoli e, se non fosse stato per l'aiuto degli abitanti del paese a valle, non sarebbero riusciti a sopravvivere. Ma nessuno volle prenderli con loro, nelle loro case. Qualche anno dopo, anche la sorella morì, lasciando il fratello a consumare la sua vita senza più pronunciare parola, senza più l'aiuto di nessuno, nella più completa solitudine immersa nel più profondo silenzio. Ma quel pomeriggio, quando già la luna passava tra i rami scheletrici degli alberi e si rifletteva sul sentiero bianco di neve, gli sembrò di sentire qualche nota della canzone che cantavano con la mamma e la sorella attorno al tavolo della merenda, nei pomeriggi ancora sereni nei suoi ricordi. Si fermò e si guardò intorno. Era solo, ma si accorse presto di un corvo bellissimo che, appollaiato su di un ceppo, lo stava osservando. Si avvicinò fiducioso, il corvo sembrò spalancare il becco, ed ecco di nuovo quella canzone diffondersi nell'aria: sembrava proprio uscire dalla bocca del corvo. Si convinse che fosse davvero lui a cantare e gli sembrò di riconoscere la voce della sorella. Forse l'emozione, forse il grande freddo e il deperimento in cui si trovava, ma la neve sul sentiero verso casa gli parve diventare nera, come una grande chiazza di petrolio che si muoveva verso di lui. Si spaventò, riconoscendo in essa i colori della morte. Pregò il corvo affinchè cantasse ancora, sperando che facesse materializzare la sorella all'improvviso per cacciare la morte e i suoi demoni interiori; scappò verso casa, cadendo più volte, col petto che bruciava per riprendere fiato e per calmare un poco il cuore, che sembrava uscirgli dal petto. Si trovò finalmente in casa, seduto sul letto, senza neppure un ramo che potesse dargli un po' di calore. Guardava fuori dai piccoli vetri, il bosco sembrava scomparire con l'avanzare del grande nero, come una notte senza stelle. Presto l'intera casa venne avvolta dal buio profondo di quella notte. Sentì un fruscio sull'uscio della porta, la aprì d'istinto, come se stesse aspettando qualcuno. Si trovò davanti l'amata sorella; lo guardava con compassione, con un tenue sorriso sulle labbra che, appena scostate, iniziarono a cantare porgendogli una mano stesa ad afferrarlo. Mosse qualche passo sul terreno inconsistente e nero come l'inchiostro e si ritrovò tra le braccia eteree della sorella. Gli si inginocchiò ai piedi, chiuse gli occhi. E il buio avvolse entrambi.

C'erano un fratello e una sorella in mezzo al bosco, correvano nel bosco alla ricerca di un po' di legnetti per accendere il fuoco del camino, quando si trovarono di fronte ad una malconcia casupola in legno, coi vetri rotti e la porta sbilenca. La neve era entrata, spinta dal vento, fin su un letto e un tavolo ancora apparecchiato per una persona. Scherzando, si fecero paura l'un l'altra e scapparono fuori dalla casetta e fin sul retro, dove si fermarono all'improvviso davanti a due tombe, una accanto all'altra. Erano di una ragazzina e di un vecchio, morto parecchi anni dopo, e portavano lo stesso cognome; sulla lapide della ragazzina si era posato un bellissimo corvo nero, che intonava un canto con un verso simile a una voce femminile umana...

In breve:

L.A.M.