In diretta nel tempo
Foto-racconto riflessivo.
C’è una strana frenesia nel voler scendere in questo mondo ancora buio e ovattato che mi attende e mi avvolge, stamattina. So che, appena in strada, arriverai tu; mi scenderai addosso come una musica dolcissima, leggera come fiato che si fa fumo, come i cristalli di ghiaccio che sto calpestando illuminati dai lampioni. Essere il primo a calpestare la neve della notte e avere la certezza di essere unico nel tuo cuore, è un connubio esplosivo per le mie emozioni. E allora ti materializzo ovunque, in ogni angolo qualcosa mi induce a pensarti, a escogitare qualcosa da fare per te, una parola da dirti che contenga tutto il mio sentimento e renda merito a ciò che sei per me. Mentre attingo al mio fazzoletto il tuo profumo, apro altre porte, arrivo a destinazioni dovute e non condivise con te – vorrei che fossi qui - luoghi in cui lascio una piccola luce accesa e posso dare voce alle note che sono cresciute nella mia mente, passo dopo passo; poi la voglia di condividerle, la mia voce si fa estesa, più di quello che tu possa immaginare: scavalca fiumi e colline e arriva fino ai confini di questa aurora, a ridosso dei monti, sui declivi fosforescenti che scendono a valle, suggerendo vertigini identiche a quelle che provo quando i tuoi passi, altalena melodiosa, avvicinano i miei. È questa sensazione di onnipotenza che mi induce a spargerti parole d’amore ovunque, che tu non ti senta mai sola, silenziose, appena sussurrate per non svegliarti in quest’ultima scheggia della notte, con l’amara precognizione che mai ti potrò guardare dormire, che presto tutto questo possa finire. Mentre parlo è il microfono che mi ascolta, con la sua metallica presenza avvolta nel buio profumato dal profumo che ti piace - che mi verso addosso come un mantra -. Il disco gira come i nostri giorni, in un susseguirsi di emozioni ricorrenti all’infinito; ti rivedo nell’impaccio del momento che non ti aspettavi a suggerirmi un calo della vista; il rivivere del nostro diventare “noi”; rivivo le tue carezze, la tua bocca e le tue braccia, il tuo profumo di quei primi giorni, la tua sorprendente somiglianza con una famosa cantante, che “se ti trucchi e ti pettini come lei, facciamo finta di essere famosi e di trovarci qui per affari!”. Le immagini si materializzano intorno alla mia testa, passandomi davanti agli occhi come fotogrammi di un cortometraggio: qui sei sull’orlo della tua prima volta, e l’odore del sudore che sconfessa un’estate piena di te e dei miei errori nell’interpretare il tuo canto d’amore. Qui respiriamo l’aria fresca delle antiche cantine di un castello che vorrei che fosse casa e tu una splendida regina. In questa siamo al buio, uno scompartimento dei nostri viaggi di ritorno; risento, attraverso i jeans, il freddo della balaustra sopra alla nera roggia dell’attesa e il limbo di un’attesa inutile, in una domenica infangata dall'inganno. All’improvviso riecco il tuo vestito giallo, delizia di zanzare, profumi orientali e afa. Avverto intorno a me il riposizionarsi delle tessere del nostro puzzle, del ricordo di una festa e ancora fotogrammi di pomeriggi nudi nel buio dei cinema; il poster che non ti piace, ma sei sul mio divano – solo un mese prima non saresti venuta - tra finestre di neve controvento e ombrelli, e noi stretti in strada; poi pioggia e ghiaccio che, affianco a te, bolle come le mie guance nelle cabine telefoniche appannate, come per la tua gonna rossa e tesa dell’ultimo capodanno, con un triangolo di velluto nero, capovolto a esaltare le mie voluttà. Le maschere di un carnevale che di notte ha tutt'altra faccia; e ancora tasselli che si spostano come nel gioco dei 15... ma siamo ancora in due?? Un tonfo pesante davanti all’immagine di me stesso, col telefono tra le dita, del mio sconcerto illuminato dalla luce di un tramonto sordo, di una disperazione senza origine, per ritrovarmi sulla scia della tua schiena, lontana, al fondo della via, a infrangere la mia speranza che saresti tornata indietro ad abbracciarmi, così, anche senza un perché, mentre invece, senza un perché, giravi l’angolo senza voltarti.
E intanto il disco è finito, in diretta c’è un silenzio vuoto che spaventa. Ora dentro di me.
In breve:
Questo è un elemento tipico della narrativa fantastica, che spesso presenta situazioni in cui la realtà normale si mescola con una realtà alternativa.
Questo è un elemento tipico della narrativa psicologica, che spesso presenta personaggi con caratteristiche particolari o problematiche della mente o dell’anima.
Questo è un elemento tipico della narrativa romantica, che spesso presenta personaggi innamorati o coinvolti in relazioni sentimentali.
Questo è un elemento tipico della narrativa tragica, che spesso presenta personaggi destinati a una fine infelice o dolorosa o a subire l'effetto dell'inganno.
L.A.M.
Per dare significato alla lettura...
Movement 1: The call - from "Begins at the end", 2017