A ogni sbaglio, corrisponde una solitudine

Ognuno ha un cancello in qualche memoria, ognuno è rimasto fuori di un giardino. Fu così per me quando le volli parlare. Le dissi le mie povere parole e la mia speranza ingolfata che fossero uguali tutte le mattine del tempo futuro e restasse per me un cancello al quale fermarmi con Lei. Le dissi così male, rigide, che furono vecchie in un momento. Non mi venne altro seguito, sorrise imbarazzata. Non venne più al cancello. Perché le parole erano così rischiose, perché era meglio il ragazzo muto che scrutava una bocca fin dalla curva della strada per vederla incresparsi e sorridere? Ci sono persone alle quali non può arridere l'intenzione, solo il caso. Il silenzio conservava al nostro incontro il beneficio dell'avvenimento fortuito. Era la complicità richiesta. Chi la svela, non lo fa più accadere. Lo so, non ho il diritto di trarre queste considerazioni da così deboli indizi... e poi accadde che un ragazzo prese ad accompagnarla con la vespa a scuola. Per molti motivi poteva aver cambiato strada, ma io volli credere a una mia responsabilità, legando alcune parole mal assortite a delle conseguenze amare. Non perché io creda che un errore debba seguire un castigo, no, non questo succede, l'errore che si commette a me pare che contenga in sé una penitenza, una diminuzione, però... a ogni sbaglio corrisponde una solitudine. Non andai più al cancello chiuso.

In breve

L.A.M.